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17
Giu

IV edizione del festival STORIÆ, archeologia e narrazioni – sesta giornata

Per la sezione “Anniversari”, quest’anno STORIÆ, archeologia e narrazioni ha organizzato una visita guidata presso la Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli,per celebrare gli anniversari della scoperta della tomba di Tutankhamon (1922) e della traduzione e traslitterazione dell’antica scrittura egizia (1822). La raccolta delle sale egizie del museo è stata illustrata dall’egittologa Aurita Di Maria (la cui mansione è anche assistente tecnico). Di Maria ha cominciato a studiare la collezione egizia nel 1983, quando ancora non si sapeva che questa era costituita da numerosi nuclei collezionistici oltre a quello Borgia, che è sicuramente quello più importante. Ferdinando IV di Borbone, decise di realizzare il sogno del padre, cioè di raccogliere in un unica sede tutti i beni culturali della famiglia, che sono la Collezione Farnese, ereditata alla morte della madre, Elisabetta Farnese, e arrivata a Napoli dopo una lunga trattativa col Vaticano che non voleva lasciarla. Si sono aggiunti nel tempo, per donazione o acquisto, oggetti rinvenuti in Campania, nell’area flegrea, nel beneventano, e questo ne ha fatto un museo dal carattere egittopedico, che tutti ammirano e desiderano ardentemente visitare. Notevole la collezione Picchianti.

La collezione egizia si trova al piano terra. Il primo monumento di basalto che accoglie i visitatori è una statua che rappresenta un Naoforo della Collezione Farnese, ed appartiene alla 26esima dinastia, nel delta del Nilo, ed il suo nome è Wahibremerymeith (letteralemente l’amato della dea). Si tratta di una statua naofora, cioè che porta al suo interno un naos, un tempietto, all’interno del quale c’è una divinità.

La collezione prosegue per le sue diverse stanze, e questi reperti sono quasi tutti reperiti da contesti funerari; troviamo teste e statue rappresentanti uomini, donne, bambini. In altri reparti sono conservati tutti gli oggetti e contenitori, nonché statuette votive di lavoratori dell’aldilà, gli uscebti, destinate a sostituire il defunto nel caso fosse chiamato a svolgere lavori gravosi nell’aldilà. Nell’ala dei sarcofagi troviamo rinvenuti diversi tipi, tra cui uno di una donna di 25 anni, di legno proveniente da Tebe. Vari contenitori canopi di alabastro, vasi da unguento e diversi modelli di papiro concludono la collezione.

Giancarlo CAVALLO ha coinvolto nella lettura in prima persona 10 lettrici, nella bella terrazza di Villa Arbusto. Il suo poema, 26. Tribute to the twenty-six dead women, è dedicato alle 26 donne morte nel Mediterraneo e sbarcate a Salerno il 6 novembre 2017 e con esse a tutte le vittime della tragedia immane dell’immigrazione.

Il testo di Giancarlo Cavallo è stato accompagnato anche da Sergio Iagulli (Casa della Poesia di Baronissi (Sa) e Raffaella Marzano.

Evento è stato patrocinato dal Comune di Lacco Ameno e dalla FIDAPA Isola d’Ischia.

Estratto della poesia:

Rosario

(26 grani neri)

la prima preghiera non ha nome

e neppure parole tra le onde

ma sta chiamando un dio che non risponde;

la seconda preghiera ha gli occhi belli

grandi come la terra che ha lasciato

caldi come quel sole adesso spento;

la terza preghiera ha il ventre gonfio

partorirà soltanto figli morti

lungo il calvario dell’eternità;

la quarta preghiera è già finita

prima d’essere stretta tra le dita

quasi che avesse fretta di passare;

la quinta preghiera sa di sale

ma non conosce vele né cordame

né marinai che possano salvarla;

la sesta preghiera era bugiarda

giurava i suoi vent’anni ed era appena

appena poco più di una bambina;

la settima preghiera nulla chiede

ha finito per credere al destino

che le predisse un giorno uno sciamano;

l’ottava preghiera sta fingendo

d’essere ancora viva e di baciare

l’uomo che l’aspetta in riva al mare;

la nona preghiera parla piano

non vorrebbe svegliare il suo bambino

che dorme dondolato dalla luna;

la decima preghiera è molto triste

sente che il mondo l’ha dimenticata

e finirà sepolta tra i rifiuti;

l’undicesima preghiera è quasi un urlo

un urlo sordo e muto che ha smarrito

la strada soffocata della gola;

la dodicesima preghiera ha gambe forti

che attraversarono foreste e tradimenti

e ora non sanno camminare sulle acque;

la tredicesima preghiera maledice

quelli che l’hanno spinta ad emigrare

spietati signori della guerra e del male;

la quattordicesima preghiera resta al buio

perché non riesce più ad aprire gli occhi

troppo è stato l’orrore da vedere;

la quindicesima preghiera chiede perdono

per tutto il male che pensava di fare

per tutto il bene che credeva di rubare;

la sedicesima preghiera vuol fuggire

ma non ha più la forza per nuotare

perché da troppo le manca il respiro;

la diciassettesima preghiera sta ridendo

come succede a chi è vinto dal terrore

e non controlla più le sue reazioni;

la diciottesima preghiera ancora spera

d’avere un giorno una vita migliore

o almeno di morire in santa pace;

la diciannovesima preghiera è un po’ confusa

balbetta biascica confonde le parole

come se avesse sabbia nella testa;

la ventesima preghiera era ribelle

non voleva un tiranno per marito

non calava per prima mai lo sguardo;

la ventunesima preghiera era distratta

forse inseguiva un sogno o un desiderio

o non avrebbe mai voluto essere là;

la ventiduesima preghiera non amava

rimanere in balia della fortuna

seme di mela sputato sulla strada;

la ventitreesima preghiera avrebbe voluto

essere almeno la prima della fila

ma era davvero troppo povera e affamata;

la ventiquattresima preghiera non crede in dio

ma ha troppa paura dei preti e dei parenti

per confessarlo senza timore ai quattro venti;

la venticinquesima preghiera pensò per un momento

d’essere l’ultima quella che avrebbe detto

adesso basta ora finisce qui il sacrificio;

la ventiseiesima preghiera non si illuse

no, non si illuse nemmeno per un momento:

se nasci donna non avrai mai scampo

la moneta ha due teste

e tu la croce.

La serata si è conclusa presso la Cantina “Grotta del Mago, un cena con sapori della casa, accompagnato da Storiæ di cantina, canti e storie con Denis TRANI e Agostino IACONO

Il programma di oggi Venerdì 17 giugno

Gli spazi della storia / ore 11:00 / Lacco Ameno, Villa Arbusto

Il Museo archeologico di Pithecusae

Visita guidata del Museo a cura dell’archeologa Maria LAURO *

Mediterranei / ore 18:00 / Ischia, Giardini della Torre del Mulino

Amedeo VISCONTI (professore di Storia greca all’Università di Napoli S. Orsola Benincasa)

con la collaborazione di Massimiliano LANZILLO (dottorando presso l’Università di Roma Tor Vergata)

Come formiche o rane intorno a uno stagno. La colonizzazione greca del Mediterraneo: una storia di successi e fallimenti

È l’espansione coloniale di età arcaica, tra l’inizio dell’VIII e la fine del VI secolo a.C., a consacrare definitivamente il Mediterraneo quale spazio geografico della storia greca. Di questo fenomeno parleremo, nei suoi vari aspetti. E lo faremo guardandoci dal darne una lettura in termini trionfalistici, come spesso tuttora avviene. Il moto coloniale conosce anche fallimenti e insuccessi, si accompagna anche a paure, incertezza, traumi. Dimenticare tutto questo fa perdere di vista la componente umana che il fenomeno implica, della quale   le fonti ci conservano tracce pallide e sconnesse. Compito dello storico scovarle.

Anniversari / ore 19:30 / Ischia, Giardini della Torre del Molino

Elio PECORA (Poeta, scrittore, drammaturgo)

Pier Paolo Pasolini. La vita di un poeta

In occasione del 100° anniversario della nascita di Pasolini (1922-1975). 

Pasolini rappresenta ancora oggi un punto fermo della cultura italiana e internazionale, grazie alla sua capacità di leggere e anticipare le trasformazioni della società contemporanea che ne fanno un autore tuttora originale e di grande attualità. 

A seguire proiezione di:

Comizi d’amore (1964)

Girato durante le ricerche per il cast de Il Vangelo secondo Matteo (1964), Comizi d’amore è un documentario-inchiesta che, passando in rassegna le anime dell’Italia del tempo (borghesi, proletari urbani, sotto-proletari del Sud, piccolo-borghesi del nord, sportivi e intellettuali), mette in luce tutte le contraddizioni, le sovrastrutture conformistiche e i pregiudizi che caratterizzavano gli italiani, in termini di gusti e opinioni sessuali, negli anni del miracolo economico. Una significativa finestra sull’umanità degli anni ’60, girata con sensibilità e lucidità estreme.

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